Resto qui

Marco Balzano

RESTO QUI

Ed. Einaudi

Un gran bel romanzo, da leggere tutto d’un fiato.

È la storia di una donna, Trina, che racconta alla figlia, come in una sorta di lettera, la sua vita e della famiglia. Il romanzo è suddiviso in tre parti: la prima, gli anni felici, le amicizie, la scuola, gli innamoramenti. La seconda, la guerra. È la parte più avventurosa. La terza la crescita della diga che sommergerà il paese.

Si parte dal Primo Dopoguerra e già incombe l’ombra della costruzione di una diga; la val Venosta è da poco passata sotto il territorio italiano. Tutto procede come prima, la stessa vita da contadini. Poi arriva il fascismo a stravolgere tutto, a imporre l’italianizzazione. Oltre il confine le sirene tentatrici di Hitler. La comunità comincia a dividersi tra partenti e restanti.

Scoppia la Seconda Guerra Mondiale e nonostante ciò partono i lavori di costruzione della diga. Trina e il marito Erich scappano sui monti. Passando diverse peripezie, la fame, il freddo, la paura… ma se la cavano e finita la guerra possono fare ritorno a Curon, il loro paese. Con la fine della guerra però riprendono anche i lavori della diga. Inizia una dura civile resistenza, ma nulla riescono a fare i poveri contadini contro il progresso forzato che asfalta tutto quello che trova sul suo cammino, che non si preoccupa di chi si trova difronte, siano essi uomini o animali, paesi o campi, le radici delle persone e i suoi sentimenti. L’acqua sommergerà i paesi di Resia e Curon. Si salverà solo il campanile, che ancora oggi emerge dalle acque del lago artificiale ed è diventato un’attrazione turistica. Gli abitanti dei paesi sono stati indennizzati con quattro Lire e un piatto di minestra.

La lettura del romanzo scorre via veloce. L’autore non si perde in giri di parole, va subito al sodo delle questioni. In questo modo il libro tiene un ritmo elevato dall’inizio alla fine. Attraverso il romanzo scorre la Storia della prima metà del Novecento. La Storia di un popolo che non è Austria, ma nemmeno Italia, è solo un popolo che vuole vivere in pace, ma fascismo prima e progresso poi, glielo hanno impedito.

E io ho pensato a come si possa pretendere che questo popolo si senta Italiano se gli Italiani lo hanno trattato così. Senza nessun rispetto!!!